Cassazione penale Sez. II sentenza n. 20178 del 20 maggio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:20178PEN

Massima

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La massima giuridica che si può estrarre dalla sentenza è la seguente: La circostanza aggravante dell'utilizzo del metodo mafioso, prevista dall'art. 416-bis.1 c.p., non presuppone necessariamente l'esistenza di un'associazione di tipo mafioso ai sensi dell'art. 416-bis c.p., essendo sufficiente che la condotta dell'agente evochi la forza intimidatrice tipica dell'agire mafioso, inducendo la vittima ad accondiscendere alle illegittime pretese per timore di conseguenze più gravi. Tuttavia, affinché tale aggravante possa ritenersi integrata, è necessario che l'agente abbia in qualche modo dato rilievo al suo (vero o supposto) legame con una consorteria criminale, in modo tale da trasmettere alla vittima il "peso" e la "pressione" di tale sodalizio, vincendone così ogni possibile residua resistenza. Il mero richiamo da parte dell'agente alla propria qualità di "delinquente", senza alcun riferimento esplicito o implicito a un contesto mafioso, non è sufficiente a integrare tale aggravante.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CERVADORO Mirella - Presidente

Dott. PELLEGRINO Andrea - Consigliere

Dott. CIANFROCCA Pierluig - rel. Consigliere

Dott. PAZIENZA Vittorio - Consigliere

Dott. ARIOLLI Giovanni - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto nell'interesse di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
contro l'ordinanza del Tribunale di Potenza 5.11-19.12.2021;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Pierluigi Cianfrocca;
letta la requisitoria del PG che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con provvedimento del 5.11-19.12.2021 il Tribunale di Potenza ha respinto il ricorso per riesame proposto nell'interesse di…

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