Il consenso della persona offesa è elemento essenziale per la configurazione del reato di violenza sessuale, il quale non può ritenersi integrato qualora emerga, sulla base di un complessivo apprezzamento delle risultanze processuali, che la condotta dell'imputato, pur se caratterizzata da modalità aggressive e minacciose, non abbia superato il limite del dissenso espresso dalla vittima, la quale non abbia opposto una effettiva e concreta resistenza fisica. Tuttavia, la mancata immediata denuncia o il successivo mantenimento di rapporti con l'imputato non sono di per sé elementi idonei a inficiare l'attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa, qualora queste trovino riscontro in altri elementi probatori, come le testimonianze di terzi o la documentazione acquisita, che confermino la sussistenza della violenza sessuale. Inoltre, la determinazione della pena, anche nel caso di reato continuato, non richiede una specifica e dettagliata motivazione, essendo sufficiente il richiamo ai criteri di adeguatezza della pena di cui all'art. 133 c.p., salvo il limite del minimo edittale.