Il falso ideologico in atto pubblico non è configurabile quando la falsità riguarda il contenuto valutativo relativo a un giudizio di conformità alla normativa applicabile, formulato dal pubblico ufficiale non già in relazione a situazioni di fatto costituenti il presupposto dell'atto, ma alla mera interpretazione della normativa stessa. Pertanto, l'attestazione di idoneità della dichiarazione di inizio attività (DIA) rilasciata da pubblici funzionari, pur se erronea nell'interpretazione della normativa urbanistica che richiedeva l'autorizzazione unica regionale per impianti fotovoltaici di potenza superiore a 1 MW, non integra il reato di falso ideologico in atto pubblico, in quanto la falsità è ascrivibile a un profilo squisitamente valutativo e non a una falsa rappresentazione di fatti. Analogamente, l'eventuale carattere non necessario del falso, in relazione al conseguimento degli incentivi, è irrilevante ai fini della configurabilità del reato di truffa aggravata, essendo sufficiente l'induzione in errore della persona offesa mediante artifici o raggiri, a prescindere dalla effettiva incidenza del falso sul conseguimento del profitto ingiusto.