La partecipazione all'associazione mafiosa richiede un effettivo contributo del singolo imputato alla vita del sodalizio e una compenetrazione organica con esso, che può essere desunta da un complesso di elementi probatori convergenti, anche di natura dichiarativa, purché valutati in modo unitario e non in modo parcellizzato. La circostanza aggravante di cui all'art. 629, comma 3, n. 3 c.p. si applica anche ai concorrenti nel reato che non rivestano la qualità di partecipi all'associazione mafiosa, trattandosi di circostanza soggettiva che attiene alla qualità personale del colpevole. Il giudice di appello, in caso di motivazione assente o inadeguata della sentenza di primo grado, è tenuto ad integrare la motivazione senza poter rimettere gli atti al primo giudice, in quanto tale soluzione rappresenta il frutto di un bilanciamento degli interessi coinvolti che mira a garantire anche la ragionevole durata del processo, senza pregiudicare il diritto di difesa. La valutazione della congruità della pena inflitta rientra nella discrezionalità del giudice di merito, sindacabile in sede di legittimità solo in caso di mero arbitrio o di ragionamento illogico.