Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 30824 del 18 luglio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:30824PEN

Massima

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Il reato di calunnia si configura quando l'agente, pur essendo consapevole dell'innocenza della persona denunciata, la accusa ingiustamente di un fatto determinato, al fine di attribuirle falsamente la responsabilità di un reato. Ai fini della prova della consapevolezza dell'innocenza dell'incolpato, il giudice può desumere tale elemento soggettivo da circostanze oggettive, quali la tempestiva notifica dell'atto di citazione per l'annullamento del testamento a favore della persona denunciata, in un lasso di tempo ritenuto congruo per la conoscenza dell'esistenza di tale atto. Pertanto, la condanna per il reato di calunnia può essere fondata sulla valutazione complessiva degli elementi di fatto, senza che sia necessaria una prova diretta della consapevolezza dell'innocenza dell'incolpato, essendo sufficiente l'accertamento di tale elemento attraverso un ragionamento logico-inferenziale basato su indizi gravi, precisi e concordanti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GARRIBBA Tito - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. GRAMENDOLA F. - rel. Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1643/2010 CORTE APPELLO di PALERMO, del 20/12/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 03/07/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. FRANCESCO PAOLO GRAMENDOLA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)), che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso;

udito, per la parte civile, Avv. (OMISSIS), che si riporta alle conclusioni scritte.

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