La contraffazione della targa di immatricolazione di un veicolo, quale certificazione amministrativa dei dati di identificazione dello stesso, integra il reato di cui all'art. 100, comma 14, del Codice della Strada, laddove sia dimostrata la consapevolezza e la volontarietà della condotta da parte del soggetto che utilizza abitualmente il mezzo, avendo un interesse specifico a rendere non riconducibile a sé il veicolo, anche attraverso la modifica del numero di targa. Tale fattispecie si distingue dall'illecito amministrativo previsto dal comma 12 del medesimo articolo, che sanziona la semplice circolazione con veicolo munito di targa non propria o contraffatta, in assenza di prova della contraffazione da parte dell'agente. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato di cui al comma 14, deve accertare la riconducibilità della condotta di alterazione della targa all'imputato, in ragione del suo ruolo di utilizzatore abituale del veicolo e del suo specifico interesse a rendere non identificabile il mezzo, essendo tali elementi idonei a dimostrare la consapevolezza e volontarietà della condotta illecita.