La comunicazione di avvio del procedimento amministrativo, prevista dagli artt. 7 e 8 della legge n. 241/1990, costituisce una garanzia procedimentale posta a tutela di concreti interessi del destinatario del provvedimento finale, la cui omissione non determina l'annullabilità dell'atto qualora sia palese che il suo contenuto dispositivo non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato, in applicazione dell'art. 21-octies, comma 2, della medesima legge. Pertanto, la mancata comunicazione dell'avvio del procedimento non comporta l'annullamento del provvedimento finale quando risulti evidente che la partecipazione del privato all'istruttoria non avrebbe potuto influire sulla decisione dell'amministrazione, in quanto quest'ultima era vincolata nell'an e nel contenuto del provvedimento da adottare. In tali ipotesi, la garanzia procedimentale della comunicazione di avvio del procedimento non assolve ad alcuna funzione sostanziale e il suo mancato rispetto non determina l'invalidità dell'atto, prevalendo gli aspetti sostanziali su quelli meramente formali. La norma di cui all'art. 21-octies, comma 2, della legge n. 241/1990, introdotta dalla legge n. 15/2005, ha carattere processuale e trova applicazione anche ai procedimenti in corso o già definiti alla data della sua entrata in vigore, in quanto sancisce la non annullabilità del provvedimento adottato in violazione delle norme sul procedimento o sulla forma degli atti, qualora il contenuto dispositivo dello stesso non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato.