Il vincolo paesaggistico relativo non determina un'inedificabilità assoluta dell'area, ma impone alla Soprintendenza di valutare la compatibilità dell'intervento edilizio con i valori paesaggistici tutelati, motivando adeguatamente le ragioni del diniego e indicando gli eventuali accorgimenti tecnici o modifiche progettuali che potrebbero consentirne l'assenso. Pertanto, il mero giudizio negativo della Soprintendenza, senza una puntuale motivazione circa l'incompatibilità dell'intervento con i valori paesaggistici e l'indicazione di possibili soluzioni alternative, è illegittimo per violazione dell'obbligo di motivazione di cui all'art. 3 della Legge n. 241/1990. Tuttavia, nel caso di interventi che comportano aumenti di volumetria o di superficie, come quelli realizzati dal ricorrente, la Soprintendenza può legittimamente negare l'autorizzazione paesaggistica in quanto tali interventi non sono suscettibili di sanatoria ai sensi dell'art. 32, comma 27, del D.L. n. 269/2003 convertito dalla Legge n. 326/2003, a prescindere da una puntuale motivazione circa l'incompatibilità con i valori paesaggistici tutelati.