Il ricorso per cassazione avverso la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti è ammesso ai sensi dell'art. 448 c.p.p., comma 2-bis, solo per motivi attinenti all'espressione della volontà dell'imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all'erronea qualificazione giuridica del fatto e all'illegalità della pena o della misura di sicurezza. Al di fuori di tali ipotesi tassative, la Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso con procedura semplificata e non partecipata, in applicazione del combinato disposto degli artt. 448, comma 2-bis e 610, comma 5-bis c.p.p. La mancata sottoscrizione della sentenza da parte del giudice non costituisce motivo di impugnazione, essendo sufficiente la presenza della sottoscrizione in calce al provvedimento per attestare la provenienza dello stesso dal giudicante. Il giudice di legittimità, in presenza di un ricorso inammissibile, è tenuto a dichiararne l'inammissibilità e a condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, ai sensi dell'art. 616 c.p.p.