Il giudice di legittimità, nel dichiarare inammissibile il ricorso per cassazione avverso la sentenza di appello che aveva riconosciuto l'estinzione per prescrizione del reato di contraffazione di marchio e la sussistenza della residua imputazione di ricettazione, afferma che la prova della contraffazione può essere desunta dalla valutazione complessiva degli elementi di fatto, quali le modalità di confezionamento, la qualità dei materiali, i prezzi di vendita e il corredo documentale, senza che sia necessaria la diretta perizia di un esperto del marchio contraffatto, essendo sufficiente la valutazione di un teste qualificato della polizia giudiziaria. Inoltre, la mancata allegazione di atti essenziali, come il verbale di sequestro e di esame dell'ausiliario di polizia, rende generica e inammissibile la censura relativa alla catena di custodia dei beni sequestrati e alla riferibilità degli stessi all'imputato, non potendosi in assenza di tali elementi valutare la fondatezza della doglianza.