Cassazione penale Sez. V sentenza n. 1575 del 14 gennaio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:1575PEN

Massima

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Il reato di riduzione in schiavitù si configura quando l'agente, approfittando dello stato di necessità della vittima, la sottopone a una condizione di soggezione continuativa, limitandone gravemente la libertà personale e costringendola all'esercizio della prostituzione al fine di appropriarsi dei relativi proventi, anche qualora la vittima abbia inizialmente acconsentito all'attività di meretricio, in quanto i beni giuridici tutelati dalla norma incriminatrice non sono disponibili. Ai fini della configurabilità del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, è sufficiente che l'agente, in collegamento con organizzazioni criminali internazionali, abbia procurato l'ingresso illegale dello straniero in Italia e ne abbia agevolato la permanenza nel nostro Paese allo scopo di sfruttarne la prostituzione, a prescindere dal fatto che il primo contatto tra l'agente e la vittima sia avvenuto solo successivamente all'ingresso di quest'ultima nel territorio nazionale. Il diniego delle attenuanti generiche può essere legittimamente motivato dalla sola assenza di elementi positivi che giustifichino il loro riconoscimento, senza necessità di una specifica indicazione degli elementi negativi della personalità dell'imputato e della gravità del fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. DUBOLINO Pietro - rel. Consigliere

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. SANDRELLI ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) LL. SO. N. IL (OMESSO);

2) L. S. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 212/2006 CORTE APPELLO di MILANO, del 28/04/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 22/12/2009 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PIETRO DUBOLINO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. DI POPOLO Angelo, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

RILEVATO IN FATTO

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