Cassazione penale Sez. V sentenza n. 29228 del 4 luglio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:29228PEN

Massima

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Il reato di diffamazione richiede la prova dell'elemento soggettivo del dolo, non essendo sufficiente la mera falsità della notizia divulgata. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza dell'intento diffamatorio, deve tenere conto del contesto in cui le dichiarazioni sono state pronunciate e dei rapporti intercorrenti tra le parti, senza limitarsi a desumere automaticamente l'elemento psicologico dalla sola non veridicità delle affermazioni. La motivazione della sentenza di appello deve altresì esaminare compiutamente le specifiche doglianze formulate dall'imputato, senza omettere di pronunciarsi su argomenti decisivi ai fini dell'accertamento della responsabilità, come l'assenza di animus diffamandi, l'incensuratezza dell'imputato e la mancata concretizzazione di un pregiudizio alla reputazione della persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. POSITANO Gabriel - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G - Consigliere

Dott. LIGNOLA F. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 16/2012 TRIB. SEZ. DIST. di MONTEFIASCONE, del 21/03/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 27/05/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. LIGNOLA FERDINANDO;

Il Procuratore generale della Corte di cassazione, Dott. VOLPE Giuseppe, ha concluso chiedendo l'annullamento con rinvio;

il difensore della parte civile, avv. (OMISSIS), ha depositato conclusioni scrit…

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