Cassazione penale Sez. I sentenza n. 34036 del 31 luglio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:34036PEN

Massima

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Il militare superiore gerarchico, pur essendo tenuto a mantenere un atteggiamento rispettoso e collaborativo nei confronti dei propri sottoposti, può talvolta utilizzare espressioni vivaci e colorite, anche con toni di rimprovero, senza che ciò integri necessariamente il reato di minaccia, qualora dal contesto complessivo emerga che le parole pronunciate non abbiano avuto una portata minacciosa, ma siano piuttosto espressione di un richiamo all'ordine e a una leale collaborazione nell'espletamento del servizio. In tali casi, il giudice può legittimamente ritenere insussistente il fatto, ove accerti che le frasi, pur potenzialmente idonee a prospettare un male ingiusto, non siano state percepite come tali dalla persona offesa e non siano state seguite da ulteriori condotte aggressive, ma si siano risolte in un mero richiamo all'osservanza dei doveri di servizio, tenuto conto anche del successivo comportamento collaborativo tra i militari coinvolti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SIOTTO Maria Cristina - Presidente

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

Dott. LA POSTA Lucia - Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI NAPOLI;

nei confronti di:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 241/2013 GIP TRIB. MILITARE di NAPOLI, del 02/10/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 09/05/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIACOMO ROCCHI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Flamini che ha concluso per l'annullamento con rinvio della sentenza impu…

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