Il risarcimento del danno, unitamente all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, costituisce un presupposto imprescindibile per la concessione della sospensione del procedimento con messa alla prova. Tuttavia, qualora le prescrizioni imposte dal giudice ai sensi dell'art. 464-quinquies c.p.p. non rispondano pienamente alle pretese della parte civile, quest'ultima potrà far valere le proprie ragioni in un autonomo giudizio civile, senza subire alcun effetto pregiudizievole dalla sentenza di proscioglimento, la quale, non essendo fondata su elementi di prova, non è idonea ad esprimere un compiuto accertamento sul merito dell'accusa e sulla responsabilità. Pertanto, la valutazione del giudice circa l'entità del risarcimento, anche se non collimi con le aspettative della parte civile, non determina la revoca dell'ordinanza di sospensione del procedimento con messa alla prova, né impedisce la pronuncia della sentenza di estinzione del reato ai sensi dell'art. 464-septies c.p.p., rimanendo impregiudicato il diritto della parte offesa di adire il giudice civile per l'ottenimento delle sue pretese. Inoltre, ai fini della sospensione del procedimento con messa alla prova, è sufficiente una proposta transattiva di risarcimento, senza necessità che il risarcimento sia effettuato nelle forme dell'offerta reale, essendo tale requisito espressamente richiesto solo in caso di estinzione del reato per condotte riparatorie ai sensi dell'art. 162-ter c.p.