Cassazione penale Sez. III sentenza n. 32060 del 24 luglio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:32060PEN

Massima

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Il divieto di reformatio in peius impedisce al giudice di appello di determinare la pena in misura superiore a quella individuata dal primo giudice come pena-base per il reato ritenuto più grave, anche quando il giudice di appello assolva l'imputato, esclusivo impugnante, dalla violazione più grave tra quelle ritenute sussistenti in primo grado e considerate in continuazione. Ciò in quanto il giudice di appello, pur assolvendo da alcune imputazioni, inclusa quella per il reato più grave, non può quantificare la pena per il residuo reato in misura superiore a quella fissata dal primo giudice, in ossequio al principio di divieto di reformatio in peius. Tale principio trova applicazione anche quando la pena comminata all'esito del calcolo effettuato dal giudice di appello risulti inferiore a quella inflitta in primo grado.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIALE Aldo - Presidente

Dott. GRILLO Renato - Consigliere

Dott. SARNO Giulio - Consigliere

Dott. ORILIA Lorenzo - Consigliere

Dott. ROSI Elisabet - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1861/2008 CORTE APPELLO di SALERNO, del 14/06/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 20/02/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ELISABETTA ROSI;

Udito il Procuratore Generale in persona del dott. Izzo G., che ha concluso per l'annullamento con rinvio in punto di determinazione della pena, rigetto nel resto;

Udito il difensore Avv. (OMISS…

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