Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: La gravità della condotta criminosa e la pericolosità sociale dell'indagato, desumibili dal quadro indiziario e dalla dinamica dei fatti, legittimano l'adozione di una misura cautelare, anche se l'assenza di precedenti penali e giudiziari e la valutazione complessiva della personalità dell'indagato possono consentire l'applicazione di una misura meno afflittiva, purché idonea a fronteggiare le esigenze cautelari accertate. Il giudice, nel valutare la misura cautelare più adeguata, deve operare un bilanciamento tra la gravità del fatto e le caratteristiche personali dell'indagato, in ossequio ai principi di proporzionalità e adeguatezza sanciti dall'art. 275 c.p.p. Inoltre, la pericolosità sociale dell'indagato non può essere circoscritta ai soli eventi criminosi connessi alla specifica occasione in cui sono stati commessi i reati, ma deve essere valutata in una prospettiva più ampia, quale espressione di una tendenza antisociale diffusa.