Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33252 del 7 luglio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:33252PEN

Massima

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La diffamazione commessa mediante l'invio di una missiva riservata alle autorità competenti, contenente affermazioni lesive della reputazione di pubblici ufficiali, non è scriminata dalla prova liberatoria di cui all'art. 596 c.p., comma 3, n. 1, qualora non sia dimostrata la veridicità di tutte le circostanze diffamatorie riportate nella missiva, essendo necessaria la prova completa e piena della verità dei fatti esposti. Inoltre, il dolo del reato di diffamazione può essere desunto dalle concrete modalità dell'azione, quali l'utilizzo di espressioni denigratorie e il riferimento a precedenti segnalazioni a carico delle persone offese, che denotano la consapevole volontà di ledere la reputazione altrui, a prescindere dall'intenzione di denunciare un comportamento ritenuto indecoroso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo Antoni - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - rel. Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS) a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 06/07/2016 del TRIBUNALE di CASSINO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. GUARDIANO ALFREDO;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore;
IL PROC. GEN. Dott. ORSI Luigi, CONCLUDE PER L'ANNULLAMENTO SENZA RINVIO;
Il difensore di parte civile Avv.to (OMISSIS) chiede confermarsi la sentenza come da conclusioni che deposita unita…

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