Cassazione penale Sez. I sentenza n. 17195 del 17 aprile 2018

ECLI:IT:CASS:2018:17195PEN

Massima

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La continuità criminosa tra reato associativo e reati-fine può essere riconosciuta solo se il giudice accerta, sulla base di elementi oggettivi e non di mere congetture, che i reati-fine erano già programmati sin dalla costituzione del sodalizio criminoso, in quanto funzionali alle finalità espansionistiche dello stesso. Non è sufficiente il mero collegamento tra l'appartenenza dell'imputato all'associazione e la commissione dei reati-fine, essendo necessario verificare che questi ultimi fossero già stati individuati nelle loro linee essenziali al momento della costituzione del vincolo associativo. Il giudice deve quindi effettuare un'accurata analisi degli indici rivelatori dell'unicità del disegno criminoso, senza poter fondare il riconoscimento della continuazione su semplici presunzioni. Ove tale accertamento non sia stato compiuto in modo adeguato e congruo, la decisione è passibile di annullamento con rinvio per un nuovo esame.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CORTESE Arturo - Presidente

Dott. NOVIK ((omissis)) - Consigliere

Dott. VANNUCCI Marco - Consigliere

Dott. ((omissis)) - rel. Consigliere

Dott. MINCHELLA Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sui ricorsi proposti da:
PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO LA CORTE DI APPELLO DI APPELLO DI BARI;
nei confronti di:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
e da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 396/2016 della CORTE D'APPELLO di BARI, del 02/12/2016;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ((omissis));
lette le conclusioni del Procuratore Generale, in persona del Dott. ANGELILLIS Ciro, che chiedeva l'annullamento con rinvio dell'ordinanza impugnata.
RITENUTO IN …

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