Il Comune, nell'esercizio del potere di pianificazione urbanistica, gode di ampia discrezionalità tecnico-amministrativa, che si esplica non solo nella individuazione delle destinazioni delle zone del territorio comunale e della disciplina della edificazione dei suoli, ma in tutte le modalità di utilizzo delle aree, nel quadro di rispetto e di positiva attuazione di valori costituzionalmente tutelati. Tale discrezionalità, pur essendo più attenuata nell'ipotesi di una proposta di riqualificazione urbanistica avanzata da un privato ai sensi dell'art. 55-quinquies della legge urbanistica provinciale, non viene meno, dovendosi il Comune limitare a verificare la compatibilità della proposta con l'interesse pubblico, senza essere vincolato all'accoglimento della stessa. Pertanto, il provvedimento comunale di rigetto della proposta di riqualificazione urbanistica presentata dal privato è legittimo ove risulti adeguatamente motivato in relazione alle ragioni di pubblico interesse che ostano all'accoglimento della proposta, senza che il giudice amministrativo possa sindacare nel merito le scelte di pianificazione urbanistica, se non in presenza di palesi elementi di illogicità ed irrazionalità. La motivazione del provvedimento comunale può ritenersi sufficiente anche ove si limiti ad indicare i punti salienti di inaccettabilità della proposta, senza necessità di una puntuale confutazione di tutti gli aspetti della stessa.