Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 44633 del 27 settembre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:44633PEN

Massima

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Il reato di maltrattamenti in famiglia di cui all'art. 572 c.p. si configura quando la condotta abituale dell'agente, caratterizzata da plurimi atti lesivi, anche non necessariamente gravi, realizzati in tempi successivi, impone alla vittima un sistema di vita connotato da sofferenze fisiche e morali, che incidono negativamente sulla sua personalità e sulla sua dignità. L'abitualità della condotta, elemento costitutivo del reato, non richiede necessariamente una successione ininterrotta di episodi, essendo sufficiente la reiterazione di atti vessatori, anche se intervallati da periodi di normalità nei rapporti, purché unificati da un'unica intenzione criminosa. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, deve accertare la ricorrenza di una pluralità di condotte violente e prevaricatrici, anche non gravi singolarmente considerate, che abbiano determinato nella vittima uno stato di sofferenza e di assoggettamento, senza che rilevi la durata complessiva della relazione o la presenza di momenti di serenità, essendo sufficiente che gli episodi di violenza si siano verificati in un arco temporale apprezzabile. Inoltre, il diniego delle circostanze attenuanti generiche e la determinazione della pena, anche in relazione all'aumento per il reato continuato, rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito, il cui esercizio non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivato sulla base dei parametri di cui all'art. 133 c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

Dott. CRISCUOLO Anna - Consigliere

Dott. GIORDANO ((omissis)) - rel. Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), n. a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 7/6/2016 della Corte di appello di Milano;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis))na Giordano;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)) che ha concluso chiedendo dichiarare inammissibile il ricorso;
udito per la parte civile il difensore, avv. (OMISSIS), la quale conclude associandosi alla richiesta del Procuratore G…

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