Il mancato deposito del ricorso nei termini di legge comporta la dichiarazione di improcedibilità dello stesso, con conseguente condanna del ricorrente alla rifusione delle spese processuali in favore della parte controricorrente. Tale principio trova applicazione in tutti i casi in cui il ricorso per cassazione non venga depositato entro il termine perentorio previsto dall'art. 369 c.p.c., indipendentemente dalla natura della controversia e dalla posizione processuale delle parti. Il rispetto dei termini di deposito del ricorso costituisce un onere a carico della parte ricorrente, la cui inosservanza determina l'improcedibilità del gravame, senza possibilità di sanatoria o rimessione in termini, al fine di garantire il rispetto del principio di ragionevole durata del processo e l'effettività della tutela giurisdizionale. La condanna alle spese processuali rappresenta una conseguenza necessaria della dichiarazione di improcedibilità, in applicazione del criterio della soccombenza oggettiva, a prescindere dalla fondatezza nel merito delle ragioni addotte dal ricorrente. Il contributo unificato, dovuto in misura pari a quello previsto per l'impugnazione, costituisce un ulteriore onere accessorio posto a carico del ricorrente soccombente, in attuazione del principio di copertura integrale dei costi del servizio giustizia.