Il provvedimento amministrativo di revoca di un beneficio concesso in esito a procedura pubblica deve rispettare i principi di correttezza e buona fede, nonché di tutela dell'affidamento del privato, in quanto l'amministrazione è tenuta a garantire la stabilità e la certezza dei rapporti giuridici instaurati. Pertanto, l'annullamento in sede gerarchica del provvedimento di revoca, con conseguente ripristino della validità ed efficacia della concessione originaria, comporta la cessazione della materia del contendere nel giudizio impugnatorio, nonché l'obbligo di rimborso delle spese di giudizio a carico dell'amministrazione che ha dato causa al contenzioso con il proprio comportamento non conforme ai suddetti principi di correttezza e buona fede. La tutela dell'affidamento del privato, legittimamente formatosi sulla base del provvedimento di concessione, impone all'amministrazione di garantire la stabilità del rapporto giuridico instaurato, non potendo revocare unilateralmente il beneficio concesso se non nel rispetto dei presupposti e delle garanzie procedimentali previsti dalla legge. L'annullamento in autotutela del provvedimento di revoca, con conseguente reintegrazione della posizione giuridica del privato, costituisce pertanto una forma di reintegrazione in forma specifica del danno subito, escludendo la possibilità di un ulteriore risarcimento per equivalente.