Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10155 del 11 marzo 2024

ECLI:IT:CASS:2024:10155PEN

Massima

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Il falso in atto pubblico commesso da un professionista incaricato di lavori pubblici, al fine di ottenere fraudolentemente un cospicuo finanziamento in violazione dei termini di un bando, integra il reato di cui all'art. 481 c.p. e non la più grave fattispecie di cui all'art. 479 c.p. Tuttavia, la circostanza aggravante del fatto commesso a scopo di lucro, prevista dal secondo comma dell'art. 481 c.p., non può essere riconosciuta se non espressamente contestata nell'imputazione, in ossequio ai principi di legalità e di corrispondenza tra accusa e sentenza. Il giudice di merito, nel rideterminare il trattamento sanzionatorio, dovrà pertanto escludere tale aggravante, valutando la gravità del fatto e la colpevolezza dell'imputato sulla base dei parametri di cui all'art. 133 c.p., al fine di comminare una pena proporzionata e adeguata al caso concreto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta da:

Dott. PISTORELLI Luca - Presidente

Dott. ROMANO Michele - Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. CANANZI Francesco - Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabetta Maria - Relatore -

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Ma.Se. nato a D il (Omissis)
avverso la sentenza del 08/06/2023 della CORTE di APPELLO di MILANO
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Elisabetta Maria Morosini;
udito Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Gianluigi Pratola, che ha concluso chiedendo di annullare con rinvio la sentenza impugnata ai fini della rideterminazione del trattamento sanzionatorio;
udito il difensore, avv. Da.Br., che ha concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO

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