Cassazione penale Sez. II sentenza n. 43326 del 23 ottobre 2013

ECLI:IT:CASS:2013:43326PEN

Massima

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Il delitto di tentata estorsione si configura quando la condotta minacciosa, pur finalizzata all'esercizio di un preteso diritto, assume livelli di forza intimidatoria sproporzionati e gratuiti, andando oltre il ragionevole intento di far valere tale diritto e coartando ingiustamente la volontà della persona offesa. In tali casi, la condotta si connota di un effetto intimidatorio tipico del delitto di estorsione, a prescindere dalla sussistenza di un effettivo diritto da far valere. Pertanto, la qualificazione giuridica del fatto come tentata estorsione e non come esercizio arbitrario delle proprie ragioni è corretta quando le minacce, per la loro gravità e reiterazione, nonché per la caratura criminale dell'agente, assumono una forza coercitiva sproporzionata rispetto all'intento di far valere un diritto, trasformandosi in una condotta estorsiva. Inoltre, la valutazione dell'attendibilità della persona offesa, adeguatamente motivata sulla base di tutte le risultanze processuali, non è censurabile in sede di legittimità, così come il diniego del beneficio della non menzione della condanna, qualora il fatto sia ritenuto di particolare gravità sulla base dei criteri di cui all'art. 133 c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CASUCCI Giulian - Presidente

Dott. DAVIGO P. - Consigliere

Dott. IASILLO Adriano - Consigliere

Dott. CARRELLI PALOMBI R. - rel. Consigliere

Dott. DI MARZIO Fabrizi - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) nato a (OMISSIS);

2) (OMISSIS) nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 8/3/2012 della Corte d'appello di Lecce sezione distaccata di Taranto;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed i ricorsi;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis)) di Montrone;

udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale, Dott. ((omissis)), che ha concluso chiedendo che i ricorsi vengano dichiarati inammissibili.

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