Cassazione penale Sez. V sentenza n. 27365 del 4 luglio 2008

ECLI:IT:CASS:2008:27365PEN

Massima

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Il diritto di critica, pur potendosi esprimere anche con toni aspri, non può mai travalicare i limiti della continenza e degenerare in attacchi personali di carattere denigratorio, essendo necessario che le espressioni utilizzate siano storicamente provate e non si risolvano in mere insinuazioni o allusioni idonee ad integrare il reato di diffamazione. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, deve accertare con congrua motivazione se le parole o frasi impiegate, pur nel contesto di una critica veemente, siano effettivamente ispirate a scherno e dileggio della persona criticata, ovvero se si mantengano entro i confini del legittimo esercizio del diritto di critica, non essendo tale valutazione sindacabile in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FAZZIOLI Edoardo - Presidente

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Consigliere

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. SAVANI Piero - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto dalle parti civili:

1) GA. GI. N. IL (OMESSO);

2) DE. GI. N. IL (OMESSO);

3) PA. GI. LU. N. IL (OMESSO);

contro

4) CA. MI. N. IL (OMESSO);

5) OL. MI. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 22/05/2007 TRIBUNALE di ROVERETO;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. AMATO ALFONSO;

Udito il Procuratore …

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