Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 35206 del 18 luglio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:35206PEN

Massima

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Quando un unico fatto concreto integra contestualmente più azioni tipiche alternative previste dalla medesima norma incriminatrice, senza apprezzabile soluzione di continuità e aventi ad oggetto la stessa sostanza stupefacente, deve escludersi il concorso formale di reati e ritenersi l'unicità del reato, con conseguente assorbimento di una condotta nell'altra, a prescindere dalla distinzione tra detenzione e cessione, essendo determinanti ai fini sanzionatori solo le modalità e i tempi dell'azione, in applicazione del principio di specialità e di consunzione. Ciò vale anche nell'ipotesi di cui all'art. 73, comma 5, del D.P.R. n. 309 del 1990, che non distingue ai fini sanzionatori il tipo di stupefacente, sicché la circostanza che si tratti della medesima sostanza perde di rilevanza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. COSTANZO Angelo - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - rel. Consigliere

Dott. GIORDANO Emilia Anna - Consigliere

Dott. D'ARCANGELO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 17/05/2016 emessa dalla Corte d'appello di Roma;
visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;
udita la relazione del Consigliere Dr. Giorgio Fidelbo;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto procuratore generale Dr. Aniello Roberto, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso;
udito l'avvocato (OMISSIS), sostituto processuale dell'avvocato (OMISSIS), che ha insistito per …

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