Il diritto alla traduzione degli atti processuali in lingua conosciuta dall'imputato straniero non è automatico, ma è subordinato all'accertamento della sua effettiva incapacità di comprendere la lingua italiana. Pertanto, l'omessa traduzione non determina la nullità del procedimento, salvo che non sia dimostrata l'ignoranza della lingua italiana da parte dell'imputato. Inoltre, le dichiarazioni rese dalla persona offesa, che non rivesta la qualità di indagato in procedimento connesso, sono pienamente utilizzabili nel processo, senza che sia necessario il rispetto delle garanzie di cui all'art. 63 c.p.p. Infine, il mancato riconoscimento dell'attenuante della particolare tenuità del danno, di cui all'art. 62, n. 4, c.p., è legittimo laddove la sentenza, con valutazione incensurabile in sede di legittimità, abbia escluso la sussistenza di tale circostanza sulla base della ricostruzione del fatto, che evidenzi una richiesta di somma superiore a quella effettivamente pretesa.