Cassazione penale Sez. V sentenza n. 36981 del 3 settembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:36981PEN

Massima

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Il reato di diffamazione è integrato dal dolo generico, che può anche assumere le caratteristiche del dolo intenzionale, quando l'agente comunica a terzi informazioni lesive della reputazione altrui, anche se relative alla sfera sessuale e alle abitudini private della persona offesa, in quanto tali riferimenti, pur in un contesto di emancipazione dei costumi, rimangono obiettivamente idonei a degradare la figura della persona diffamata agli occhi della coscienza sociale. La credibilità della persona offesa non è dirimente ai fini della configurazione del reato, essendo sufficiente la prova della comunicazione delle informazioni diffamatorie, anche attraverso le dichiarazioni di testimoni presenti alla conversazione. L'attivazione del vivavoce su sollecitazione dell'agente, al fine di dare maggiore diffusione alle insinuazioni, integra la prova dell'elemento soggettivo del reato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. SETTEMBRE Anton - rel. Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. MOROSINI E. Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 04/04/2018 del TRIBUNALE di POTENZA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott. ANTONIO SETTEMBRE;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore, Dott. CORASANITI GIUSEPPE, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore dell'imputata, avv. (OMISSIS), che si riporta al ricorso, di cui chiede l'accoglimento.
RITENUTO I…

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