Cassazione penale Sez. I sentenza n. 14022 del 26 marzo 2018

ECLI:IT:CASS:2018:14022PEN

Massima

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Il giudice dell'esecuzione non può riconoscere la continuazione tra un reato associativo e altri reati, qualora il giudice della cognizione abbia già escluso tale continuazione. L'applicazione della disciplina della continuazione in sede esecutiva ha carattere sussidiario e suppletivo rispetto alla valutazione compiuta dal giudice della cognizione, il quale, se chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di continuazione, non può rinviare tale valutazione alla fase esecutiva. L'efficacia preclusiva del giudicato sull'esclusione della continuazione tra due reati si estende a tutti i reati ad essi, rispettivamente, connessi. Pertanto, il giudice dell'esecuzione è vincolato dalla precedente valutazione negativa sulla continuazione effettuata dal giudice della cognizione, anche qualora siano prospettati ulteriori elementi a sostegno della tesi difensiva, in quanto l'accertamento sull'identità del disegno criminoso rientra nella competenza del giudice della cognizione e non può essere rimesso in discussione in sede esecutiva.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI TOMASSI ((omissis)) - Presidente

Dott. NOVIK ((omissis)) - Consigliere

Dott. SIANI Vincenzo - rel. Consigliere

Dott. SARACENO ((omissis)) - Consigliere

Dott. BONI Monica - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 9.11.2016 della Corte Assise Appello di Reggio Calabria;
sentita la relazione svolta dl Consigliere Dr. SIANI Vincenzo;
lette le conclusioni del PG Dr. CANEVELLI Paolo, che ha chiesto il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con l'ordinanza in epigrafe, emessa il 9 - 14 novembre 2016, la Corte di assise di appello di Reggio Calabria, in funzione di giudice dell'esecuzione, ha rigettato l'istanza avanzata nell…

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