Cassazione penale Sez. II sentenza n. 8898 del 1 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:8898PEN

Massima

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Il metodo mafioso, quale aggravante prevista dall'art. 7 della L. 203/1991, si configura quando la condotta criminosa, pur non essendo necessariamente realizzata nell'ambito di un'associazione mafiosa, sia connotata da modalità tali da ingenerare nella vittima la consapevolezza dell'appartenenza dell'agente a tale contesto criminale, così esercitando su di essa una particolare coartazione e intimidazione proprie delle organizzazioni di tipo mafioso. Pertanto, ai fini dell'applicazione di tale aggravante, non è richiesta la prova dell'esistenza di un'associazione mafiosa, essendo sufficiente che la violenza o la minaccia richiamino alla mente e alla sensibilità del soggetto passivo la forza intimidatrice tipica del vincolo associativo. Inoltre, la natura soggettiva di tale aggravante comporta che essa sia applicabile anche al concorrente nel reato, a condizione che questi abbia conosciuto e fatto propria la finalità di agevolare l'associazione mafiosa. Ciò in quanto la ratio sottesa all'art. 7 cit. è non solo quella di punire più severamente coloro che commettono reati per agevolare le associazioni mafiose, ma anche di contrastare in modo più deciso l'atteggiamento di coloro che, pur non partecipando a reati associativi, si comportino come mafiosi o ostentino una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi la particolare coartazione e intimidazione proprie delle organizzazioni di tipo mafioso. Pertanto, la sussistenza dell'aggravante in esame può essere desunta dalle modalità della condotta criminosa, qualora queste siano tali da ingenerare nella vittima la consapevolezza dell'appartenenza dell'agente a un contesto mafioso. Infine, la contestazione di tale aggravante determina una presunzione relativa di concretezza ed attualità del pericolo di recidiva, superabile solo dalla prova, offerta dall'interessato, di elementi da cui desumere l'affievolimento o la cessazione di ogni esigenza cautelare.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CERVADORO Mirella - Presidente

Dott. DI PAOLA Sergio - Consigliere

Dott. PELLEGRINO Andrea - Consigliere

Dott. PARDO Ignazio - Consigliere

Dott. COSCIONI Giuseppe - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 15/06/2018 del TRIB. LIBERIA' di CALTANISSETTA;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. GIUSEPPE COSCIONI;
sentite le conclusioni del PG Dr. MOLINO PIETRO, che ha chiesto dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso;
Udito il difensore Avv. (OMISSIS), il quale ha chiesto l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza in data 15/06/2018, il tribunale di Caltanissetta, in funzione di giudice…

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