Il reato previsto dall'art. 5, comma 8-bis, del D.Lgs. n. 286/1998 (Testo Unico sull'Immigrazione) si configura esclusivamente in presenza di falsità materiale, consistente in contraffazione o alterazione di documenti relativi alla richiesta di emersione del lavoro di cittadini extracomunitari, al fine di ottenere il rilascio del permesso di soggiorno. La mera falsità ideologica, ovvero la presentazione di documenti contenenti dichiarazioni false, non integra gli estremi del reato, il quale richiede necessariamente una condotta di falsificazione materiale del documento. Il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione mira a delimitare con precisione l'ambito applicativo della fattispecie incriminatrice, escludendo dal suo raggio d'azione le ipotesi di mera falsità ideologica, al fine di evitare un'interpretazione estensiva della norma penale che risulterebbe in contrasto con il principio di tassatività e determinatezza della fattispecie. Tale orientamento giurisprudenziale, consolidatosi nel tempo, risponde all'esigenza di tutelare adeguatamente i beni giuridici protetti dalla disposizione, senza al contempo ampliare eccessivamente la sfera del penalmente rilevante.