Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nel valutare l'importanza del contributo fornito dall'imputato alle indagini ai fini dell'applicazione dell'attenuante speciale di cui all'art. 73, comma 7, del D.P.R. n. 309/1990, purché tale valutazione sia sorretta da motivazione immune da vizi logici e giuridici. Tuttavia, una volta riconosciuta la sussistenza dell'attenuante speciale di cui all'art. 73, comma 5, del medesimo decreto, il giudice è tenuto a effettuare il giudizio di comparazione con le eventuali aggravanti contestate, come la recidiva, ai sensi dell'art. 69 c.p., comma 4. La determinazione della pena base, invece, rientra nel merito della decisione e non è sindacabile in sede di legittimità, purché la motivazione sia logica e conforme a legge, senza che sia necessario un esame analitico di tutti gli elementi di cui all'art. 133 c.p. Infine, il diniego delle attenuanti generiche e la graduazione della pena entro i limiti edittali sono espressione del potere discrezionale del giudice di merito, censurabile in sede di legittimità solo in caso di motivazione illogica o giuridicamente errata.