Il termine perentorio di trenta giorni per l'impugnazione degli atti delle procedure di affidamento di lavori, servizi e forniture pubbliche, previsto dall'art. 120, comma 1, del Codice del processo amministrativo, si applica anche agli atti di autotutela, come la revoca di un'aggiudicazione, in quanto tali atti rientrano a pieno titolo nella nozione di "atti delle procedure di affidamento". L'errore scusabile, che può dar luogo alla rimessione in termini, è un istituto di stretta interpretazione, che richiede la sussistenza di oggettive ragioni di incertezza su questioni di diritto o di gravi impedimenti di fatto, non ravvisabili nel caso in cui il ricorrente non abbia tempestivamente impugnato un atto della procedura di affidamento, nonostante la chiara disciplina normativa in materia. Pertanto, la mancata tempestiva impugnazione di un atto della procedura di affidamento, come la revoca di un'aggiudicazione, comporta l'irricevibilità del ricorso e l'esclusione della risarcibilità del danno, in applicazione del principio di cooperazione e mitigazione del danno di cui all'art. 1227 c.c., interpretato anche alla luce del divieto di abuso del processo.