Cassazione penale Sez. V sentenza n. 19963 del 9 maggio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:19963PEN

Massima

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Il nesso di causalità tra il fatto ingiusto subito e la reazione diffamatoria deve essere valutato in base alla contiguità temporale e funzionale tra i due eventi, non essendo sufficiente la mera successione cronologica. Il trascorrere di un considerevole lasso di tempo tra la cessazione del fatto ingiusto e la condotta diffamatoria può escludere il requisito della provocazione, in quanto consente di riferire la reazione a sentimenti autonomi, come l'odio o il rancore, anziché al fatto ingiusto subito. Pertanto, ai fini dell'applicazione dell'esimente della provocazione, è necessario che la reazione diffamatoria sia stata realizzata in un contesto di immediata contiguità temporale e funzionale rispetto al fatto ingiusto, senza che il trascorrere di un apprezzabile periodo di tempo consenta di ricondurre la condotta a motivazioni diverse dall'impulso emotivo determinato dall'offesa subita.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - rel. Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. BELMONTE ((omissis)) - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 13/06/2018 della CORTE APPELLO di GENOVA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. DE GREGORIO EDUARDO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. DALL'OLIO MARCO;
Il Proc. Gen. conclude per l'inammissibilita';
udito il difensore;
LA DIFESA SI RIPORTA AL RICORSO.
RITENU…

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