Cassazione penale Sez. V sentenza n. 40379 del 29 ottobre 2008

ECLI:IT:CASS:2008:40379PEN

Massima

Generata da Simpliciter
Il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe, insolvenze fraudolente e appropriazioni prefallimentari mediante l'utilizzo di società "paravento" per acquisire merci senza pagarne il prezzo, con l'impiego di finanziamenti bancari illeciti e di informazioni commerciali false fornite da un dipendente infedele della banca, integra gli elementi costitutivi del reato di cui all'articolo 416 c.p., in quanto l'organizzazione di uomini e mezzi finalizzata alla realizzazione di un numero indefinito e potenzialmente crescente di reati, con l'acquisizione di nuove società "paravento" per proseguire l'attività criminosa anche a seguito del "bruciarsi" di alcune di esse, dimostra l'esistenza di un vincolo associativo, a prescindere dal numero di reati-fine effettivamente realizzati e dalla mancata consumazione di alcuni di essi. L'accertamento della responsabilità degli imputati per il reato associativo si fonda sulla valutazione complessiva delle risultanze probatorie, tra cui le intercettazioni telefoniche, che dimostrano l'esistenza di un'organizzazione strutturata e finalizzata alla realizzazione di condotte di truffa, insolvenza fraudolenta e appropriazione indebita, con ruoli e compiti definiti tra i partecipi, anche se alcuni di essi hanno svolto un ruolo marginale o inconsapevole. Il fallimento delle società utilizzate per l'attività criminosa costituisce una conseguenza inevitabile e non auspicata delle condotte distrattive, che rappresentavano invece lo scopo dell'associazione, sicché il nesso eziologico tra tali condotte e il fallimento è adeguatamente motivato. La riqualificazione di un fatto di appropriazione indebita in truffa è corretta quando il dipendente di banca, travalicando i limiti dei suoi poteri, pone in essere condotte fraudolente che inducono in errore l'istituto di credito, procurando a sé o ad altri un ingiusto profitto. L'esclusione delle attenuanti generiche e la determinazione della pena base sono adeguatamente motivate, nel rispetto del divieto di reformatio in peius.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NARDI Domenico - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. FERRUA Giuliana - Consigliere

Dott. DIDONE Antonio - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) PE. PA., n. il (OMESSO);

2) IV. IV., n. il (OMESSO);

3) CE. FA., n. il (OMESSO);

4) MA. LU., n. il (OMESSO);

5) AL. NI., n. il (OMESSO);

6) P. R., n. il (OMESSO);

7) BI. RI., n. il (OMESSO);

avverso SENTENZA del 05/07/2005 CORTE APPELLO di BOLOGNA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Cons…

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Sentenze simili
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.