Il diniego del rilascio della patente di guida, ai sensi dell'art. 120 del Codice della Strada, per insussistenza dei requisiti morali, non costituisce espressione di discrezionalità amministrativa, ma rappresenta un atto vincolato, sia nel presupposto che nel contenuto, in quanto attiene alla verifica della sussistenza dei requisiti previsti dalla legge per il rilascio del titolo abilitativo alla guida. Pertanto, la controversia relativa a tale provvedimento, che incide sulla libertà di circolazione tutelata dall'art. 16 della Costituzione, rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, non configurandosi alcuna ipotesi di giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. Il giudice amministrativo, in tali casi, è privo di giurisdizione, in quanto la posizione giuridica del privato va qualificata in termini di diritto soggettivo perfetto, non essendo ravvisabile alcuna spendita di poteri discrezionali da parte dell'amministrazione. Pertanto, la controversia relativa al diniego di rilascio della patente di guida, basato sui motivi ostativi di cui all'art. 120 del Codice della Strada, deve essere devoluta alla cognizione del giudice ordinario, dinanzi al quale il processo potrà essere riassunto dalla parte interessata nel termine di legge.