Il giudice, nell'esercizio della propria funzione giurisdizionale, ha il dovere di correggere gli errori materiali contenuti nel dispositivo della sentenza, al fine di assicurare la correttezza formale del provvedimento e la coerenza interna dello stesso. Tale correzione, disposta d'ufficio ai sensi dell'art. 625-bis c.p.p., comma 3, non incide sul merito della decisione, ma si limita a rettificare meri errori di trascrizione o di indicazione dei dati identificativi delle parti, senza alterare la sostanza del provvedimento. Il giudice, in ossequio al principio di riservatezza, deve inoltre disporre l'omissione delle generalità e degli altri dati identificativi delle parti, in conformità alle previsioni normative in materia di tutela dei dati personali. La correzione dell'errore materiale, pertanto, rappresenta un dovere del giudice volto a garantire l'integrità e la correttezza formale della decisione giurisdizionale, senza incidere sul suo contenuto dispositivo e motivazionale, nel rispetto altresì della riservatezza delle parti processuali.