Il sequestro probatorio di documenti e dati informatici è legittimo quando l'autorità giudiziaria, pur non potendo anticipare nel dettaglio il contenuto dei beni da sottoporre a vincolo cautelare, abbia comunque individuato in modo circostanziato le ipotesi di reato per le quali procede, le ragioni del sequestro e le finalità probatorie perseguite, nel rispetto dei principi di adeguatezza, proporzionalità e gradualità. Anche in assenza di una previa conoscenza specifica dei beni da sequestrare, il decreto di sequestro può limitarsi a indicare sommariamente le fattispecie di reato contestate, i soggetti indagati e la generica individuazione dei beni da ricercare, purché risulti motivato in ordine alla sussistenza del fumus commissi delicti e all'utilità probatoria del sequestro, senza che sia necessario anticipare la qualificazione giuridica dei beni come corpo del reato o cose pertinenti, né dettagliare il rapporto di strumentalità con il reato contestato. Il giudice del riesame, nel valutare la legittimità del sequestro, deve limitarsi a verificare la compatibilità della fattispecie concreta con quella legale, senza entrare nel merito della responsabilità dell'indagato o della gravità degli indizi, essendo preclusa ogni valutazione anticipata sulla fondatezza dell'accusa.