Il fatto ingiusto altrui, idoneo a integrare la circostanza attenuante della provocazione di cui all'art. 62, n. 2, c.p., deve rivestire carattere di ingiustizia obiettiva, contrarietà a regole giuridiche, morali e sociali, valutata nell'ambito di una determinata collettività in un dato momento storico, e non in base alle convinzioni personali dell'imputato. Ai fini del riconoscimento di tale attenuante, non è necessaria una perfetta proporzione tra il fatto ingiusto altrui e il reato commesso, essendo sufficiente che non vi sia una reazione smisurata, tale da escludere il nesso causale tra il fatto ingiusto e lo stato d'ira. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare l'applicabilità della circostanza attenuante della provocazione, deve verificare la sussistenza di tali presupposti, senza limitarsi a un mero richiamo della condotta che ha cagionato lesioni alla persona offesa, ma esaminando se il fatto ingiusto altrui, pur integrando un reato, possa aver determinato uno stato d'ira proporzionato nella reazione dell'imputato.