Il pubblico ufficiale che attesta falsamente l'identità di una persona, sulla base di un documento di riconoscimento rivelatosi contraffatto, risponde penalmente per il reato di falso ideologico, anche qualora dimostri di essere stato ingannato in buona fede. Infatti, l'identificazione della parte effettuata dal notaio attraverso un documento falso non esclude la responsabilità penale dell'imputato, in quanto il reato di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico si consuma con la semplice attestazione di fatti non corrispondenti al vero, a prescindere dalla consapevolezza o meno della falsità del documento esibito. Tuttavia, qualora il pubblico ufficiale dimostri di essere stato indotto in errore senza sua colpa, può trovare applicazione la causa di non punibilità prevista dall'art. 48 c.p. (errore determinato dall'altrui inganno). La valutazione della sussistenza di tale scusante è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, il quale deve verificare se il pubblico ufficiale abbia agito con la dovuta diligenza e cautela nell'accertamento dell'identità della persona, tenuto conto delle circostanze del caso concreto.