Il diniego di condono edilizio è legittimo quando le opere per le quali è stata presentata l'istanza di sanatoria: a) non siano state realizzate prima dell'imposizione del vincolo paesaggistico sull'area; b) comportino la realizzazione di nuove superfici e volumetrie in zona assoggettata a vincolo paesaggistico, sia esso di natura relativa o assoluta; c) non siano conformi alle prescrizioni urbanistiche. In tali ipotesi, il diniego di condono costituisce un atto vincolato e dovuto, la cui motivazione non richiede un'articolata valutazione comparativa tra l'interesse pubblico al ripristino della legalità urbanistica ed edilizia e l'interesse privato alla conservazione dell'opera abusiva, essendo l'interesse pubblico "in re ipsa". Inoltre, l'omissione del preavviso di diniego non determina l'annullamento del provvedimento, in applicazione del principio di cui all'art. 21-octies della legge n. 241/1990, qualora il provvedimento risulti comunque "sostanzialmente" legittimo. Infine, l'ordine di demolizione conseguente al diniego di condono è un atto a carattere vincolato, che non necessita di una peculiare motivazione in punto di esistenza e prevalenza dell'interesse pubblico, essendo sufficiente il rilievo dell'esistenza di opere abusive cui sia stata negata la sanatoria.