Il giudice chiamato a convalidare un provvedimento amministrativo di prevenzione, adottato dall'autorità di pubblica sicurezza ai sensi della legge n. 401 del 1989, è tenuto a effettuare un controllo sostanziale sulla sussistenza di tutti i presupposti legittimanti l'adozione dell'atto, compresi quelli relativi alla eccezionale necessità e urgenza, alla pericolosità sociale del soggetto e alla congruità della misura, motivando adeguatamente in ordine a tali condizioni, in ossequio al sistema di garanzie previste dall'art. 13 della Costituzione. Il mero richiamo ai titoli di reato contestati non è sufficiente a integrare la motivazione richiesta, essendo necessaria una puntuale descrizione delle condotte concretamente tenute dal destinatario del provvedimento e la loro qualificazione giuridica. Il giudice, inoltre, può ridurre la durata della misura qualora la ritenga eccessiva, dovendo motivare anche su tale aspetto. Il controllo di legalità del giudice non può, pertanto, limitarsi ad un mero riscontro formale, ma deve estendersi a tutti gli elementi che legittimano l'adozione del provvedimento amministrativo di prevenzione.