Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 20806 del 2 maggio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:20806PEN

Massima

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Il reato di calunnia si configura quando l'agente formula deliberatamente accuse false nei confronti di terzi, idonee a determinare l'avvio di indagini a loro carico, a prescindere dall'esistenza di una querela per i reati presupposti. L'esercizio del diritto di difesa non può essere invocato come scriminante quando le dichiarazioni accusatorie eccedono manifestamente i limiti di tale diritto, risultando palesemente calunniose. In tali casi, l'elemento soggettivo del reato di calunnia è integrato dalla consapevolezza dell'agente circa la falsità delle accuse formulate, a prescindere dalla sua convinzione circa la fondatezza delle stesse, essendo sufficiente la volontà di determinare l'avvio di indagini a carico di terzi.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

Dott. MOGINI Stefano - Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - rel. Consigliere

Dott. SCALIA Laura - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 23/09/2015 della CORTE APPELLO di CATANZARO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 07/04/2017, la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANGELO CAPOZZI;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dr. ANIELLO ROBERTO che ha concluso per l'annullamento senza rinvio in ordine al capo H) perche' il fatto non sussista e rinvio per rideterminazione della pena…

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