Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso il diniego di permesso di costruire in sanatoria, ha affermato il seguente principio di diritto: La normativa urbanistica comunale, in attuazione delle previsioni sovraordinate del Piano di Indirizzo Territoriale regionale, può legittimamente vietare sugli immobili situati entro la fascia di rispetto di dieci metri dagli argini dei corsi d'acqua qualsiasi intervento edilizio che comporti una trasformazione morfologica del territorio, consentendo soltanto interventi di ristrutturazione edilizia di tipo "R1" che non eccedano la riorganizzazione funzionale interna dei locali. Tale disciplina, volta a prevenire ogni mutamento dell'assetto territoriale e dell'aspetto degli agglomerati urbani prossimi ai corsi d'acqua, per la salvaguardia dell'assetto idraulico ed idrogeologico del territorio, risponde a finalità di tutela ambientale e di prevenzione del rischio idrogeologico, rientranti nella discrezionalità pianificatoria dell'ente locale, insindacabili dal giudice amministrativo salvo errori di fatto o abnormi illogicità. Ne consegue che il diniego di permesso di costruire in sanatoria per interventi di demolizione e ricostruzione, in contrasto con tali previsioni normative, è legittimo, non essendo tenuto l'amministrazione a comunicare i motivi ostativi ai sensi dell'art. 10-bis della legge n. 241/1990 quando le determinazioni in materia di abusi edilizi e di sanatoria abbiano carattere vincolato.