Cassazione penale Sez. I sentenza n. 22355 del 29 maggio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:22355PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, per ragioni del suo ufficio, abbia il possesso o la disponibilità giuridica di denaro appartenente all'amministrazione pubblica, e che se ne appropri in concorso con altri, commette il delitto di peculato militare continuato e aggravato, anche qualora gli artifici, i raggiri o le falsità siano diretti a occultare l'appropriazione indebita, essendo sufficiente che il soggetto agente abbia il potere materiale o giuridico sulla cosa mobile altrui al momento della condotta appropriativa. Il discrimine tra peculato e truffa aggravata risiede nella strumentalità dei comportamenti fraudolenti rispetto al conseguimento del potere sulla cosa, tipica della truffa e incompatibile con il peculato, nel quale gli artifici tendono a un risultato ulteriore e diverso dall'acquisizione della disponibilità della cosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GIORDANO Umberto - Presidente

Dott. CAIAZZO Luigi - rel. Consigliere

Dott. ROMBOLA' Marcello - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

Dott. BONI Monica - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 191/2011 GUP PRESSO TRIB. MILITARE di VERONA, del 10/10/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 24/10/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. LUIGI PIETRO CAIAZZO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Flamini che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

udito il difensore avv. (Ndr: testo originale non comprensibile) (OMISSIS) di (OMI…

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