Cassazione penale Sez. II sentenza n. 9545 del 13 marzo 2012

ECLI:IT:CASS:2012:9545PEN

Massima

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Il divieto di reformatio in peius impone al giudice di appello di non peggiorare la posizione dell'imputato in assenza di impugnazione del pubblico ministero, dovendo pertanto rispettare i benefici già riconosciuti in primo grado, come le circostanze attenuanti generiche, ai fini della determinazione della pena finale. Il giudice di appello, nel riformare la sentenza di primo grado, è tenuto a valutare comparativamente tutte le circostanze, senza negare all'imputato i benefici già concessi, al fine di adeguare la pena all'effettivo disvalore del fatto. Il principio del divieto di reformatio in peius mira a tutelare l'affidamento dell'imputato nella decisione di primo grado e a garantire il suo diritto di difesa, impedendo che la sua posizione possa essere peggiorata in assenza di impugnazione del pubblico ministero. Tale principio trova applicazione non solo nella determinazione della pena, ma anche nella valutazione di tutte le circostanze, siano esse aggravanti o attenuanti, che incidono sulla quantificazione della sanzione finale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIANDANESE Franco - Presidente

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. TADDEI Margherita - Consigliere

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

Dott. D'ARRIGO Cosim - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 970 emessa in data 5 maggio 2011 dalla Corte d'appello di Brescia.

Sentita la relazione svolta in pubblica udienza dal Consigliere Dott. ((omissis)); udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. ((omissis)), che ha concluso per annullamento con rinvio in relazione al trattamento sanzionatolo.

RITENUTO IN FATTO

In data 5 maggio …

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