Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 32341 del 26 agosto 2010

ECLI:IT:CASS:2010:32341PEN

Massima

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La sussistenza dell'aggravante del metodo mafioso, di cui all'art. 7 del d.l. n. 152 del 1991, conv. in l. n. 203 del 1991, non richiede la dimostrazione dell'appartenenza degli indagati ad un'associazione di tipo mafioso, essendo sufficiente che la condotta illecita sia stata commessa con modalità tipiche dell'intimidazione e della coartazione psicologica proprie dell'organizzazione criminale, anche da parte di soggetti non affiliati, purché si avvalgano della forza di intimidazione derivante dalla stabile presenza di associazioni mafiose nel tessuto sociale. Pertanto, l'aggravante può essere ravvisata in presenza di elementi indiziari quali l'evocazione di un "sistema" o di una cosca, le modalità aggressive e l'uso di armi nelle condotte estorsive, a prescindere dall'effettiva appartenenza degli indagati ad un'associazione mafiosa. Inoltre, la sussistenza dell'aggravante comporta la presunzione di pericolosità sociale e di adeguatezza della misura cautelare massima, che spetta alla difesa vincere con elementi contrari specificamente indicati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GRAMENDOLA Francesco P. - Presidente

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. FAZIO Anna Maria - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

So. Al. e Pe. Fr. ;

avverso ordinanza del Tribunale della Liberta' di Venezia resa in data 23.2.2010;

visti gli atti, l'ordinanza ed il ricorso;

udita in camera di consiglio la relazione fatta dal Consigliere Dr. Anna Maria Fazio;

udita la requisitoria del Procuratore Generale in persona del sostituto Dr. Francesco Mauro Iacoviello che ha concluso per la declaratoria di rigetto.

SVOLGIMENTO DE…

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