Il diritto alla retrocessione di un bene espropriato per pubblica utilità, anche parzialmente, sussiste qualora il bene non sia stato integralmente utilizzato per la realizzazione dell'opera pubblica o di pubblica utilità per la quale era stato espropriato. In tal caso, l'amministrazione espropriante è tenuta a dichiarare l'inservibilità del bene non utilizzato, ai sensi degli artt. 60 e 61 della legge n. 2359/1865, senza poter opporre la possibilità di un suo futuro utilizzo per finalità diverse da quelle originariamente previste, salvo che non intervenga una nuova dichiarazione di pubblica utilità, previa approvazione di una variante allo strumento urbanistico, secondo il procedimento semplificato di cui all'art. 9, comma 5, del d.P.R. n. 327/2001. L'amministrazione non può pertanto negare la retrocessione invocando generiche esigenze di interesse pubblico, diverse da quelle che hanno legittimato l'originaria espropriazione, in assenza di una nuova procedura espropriativa. Il diritto del proprietario espropriato alla retrocessione parziale del bene non utilizzato per la realizzazione dell'opera pubblica costituisce un diritto potestativo, la cui attuazione è condizionata all'accertamento, da parte dell'amministrazione, della sopravvenuta inservibilità del bene, senza che possano rilevare valutazioni discrezionali in ordine a un suo eventuale futuro utilizzo per finalità diverse da quelle originarie.