Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 27981 del 18 giugno 2018

ECLI:IT:CASS:2018:27981PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, induce taluno a consegnargli indebitamente denaro o altra utilità, prospettandogli una grave situazione di pericolo che lo costringerebbe a subire un pregiudizio, commette il reato di induzione indebita previsto dall'art. 319-quater c.p. Tale condotta si distingue dalla truffa in quanto il privato, pur consapevole della non debenza della prestazione, accetta la pattuizione illecita per evitare il pregiudizio paventato dal pubblico agente, mantenendo la piena consapevolezza dell'indebità della dazione. Pertanto, il reato sussiste anche quando il privato, condizionato dal timore di subire un danno, aderisca ad una illecita pattuizione nella prospettiva di ottenere un proprio tornaconto personale, come dimostra la contrattazione sul prezzo del servizio e il pagamento in contanti. In tali casi, la mancanza di errore sulla doverosità della prestazione economica esclude la configurabilità del reato di truffa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Presidente

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. VILLONI Orlando - Consigliere

Dott. GIORDANO Emilia Anna - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 03/04/2017 della Corte di appello di Lecce;
visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Ersilia Calvanese;
udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. DE MASELLIS Mariella, che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile;
udito il difensore, avv. (OMISSIS), in sostituzione dell'avv. (OMISSIS), che …

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