Cassazione penale Sez. V sentenza n. 51099 del 29 dicembre 2015

ECLI:IT:CASS:2015:51099PEN

Massima

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Il reato di minaccia, ai sensi dell'art. 612 c.p., richiede che la condotta dell'agente sia idonea a limitare la libertà psichica della vittima mediante la prospettazione di un pericolo di un male ingiusto, senza che sia necessario il concreto verificarsi di uno stato di intimidazione. Tuttavia, l'espressione generica di voler far "pagare" qualcosa alla vittima o di volerle "far uscire tutti i soldi", accompagnata dalla manifestazione di voler esercitare un diritto, come la denuncia, non integra gli estremi della minaccia, in quanto difetta l'elemento del danno ingiusto, essendo la prospettazione di un esborso di denaro conseguenza dell'esercizio di un diritto. Pertanto, la mera enunciazione di voler intraprendere un'attività lecita, come la denuncia, non può essere qualificata come minaccia, anche in assenza di una determinazione specifica del male prospettato, purché tale male non sia ingiusto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. POSITANO Gabriele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 2/2012 GIUDICE DI PACE di SORTINO, del 01/07/2014;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 28/05/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ROSA PEZZULLO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale, Dott. DI NARDO Marilia, che ha concluso per il rigetto del ricorso;
udito per il ricorrente, l'avvocato (OM…

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